In base alla diversa relazione tra persone e luoghi si distinguono il domicilio e la residenza, spesso usati come sinonimi nel linguaggio corrente per indicare il luogo in cui si abita. Talvolta possono coincidere, ma dal punto di vista legale e fiscale si tratta di due concetti distinti. La differenza tra domicilio e residenza è essenzialmente di carattere giuridico e amministrativo. Approfondiamo insieme.
A illustrare qual è la differenza tra residenza e domicilio è l’articolo 43 del codice civile, che indica testualmente quanto segue:
“Il domicilio di una persona è nel luogo in cui essa ha stabilito la sede principale dei suoi affari e interessi. La residenza è nel luogo in cui la persona ha la dimora abituale.”
La principale differenza tra domicilio e residenza è che il primo attiene primariamente alla sfera socioeconomica e professionale di un individuo, mentre la seconda è legata all'abitare.
La seconda differenza è data dal fatto che il domicilio può essere rappresentato da più luoghi, mentre la residenza può essere solo una, corrispondente all’indirizzo dell’abitazione principale. Il domicilio, quindi, può essere eletto di volta in volta a seconda delle esigenze, delle attività da svolgere e degli affari da seguire, mentre la residenza resta identificabile nel luogo che si è dichiarato agli uffici competenti del comune in cui si abita stabilmente.
Analizzando la definizione fornita dal suddetto articolo 43 del codice civile, si evince che il domicilio non necessariamente debba coincidere con il luogo di residenza. Si tratta del luogo in cui un soggetto conduce le proprie attività principali, siano esse professionali, finanziarie o commerciali, o da cui segue uno specifico affare. In altre parole, il domicilio rappresenta la sede della vita professionale e lavorativa di una persona.
È possibile distinguere tra diverse tipologie di domicilio, che illustriamo dettagliatamente di seguito:
In ambito giuridico, il domicilio rappresenta il luogo in cui possono essere notificati gli atti giudiziari e amministrativi. Il foro competente a cui fare riferimento in caso di controversie è generalmente determinato dal domicilio dei soggetti coinvolti.
Con il termine residenza, definita testualmente dimora abituale dal sopraccitato articolo 43 del codice civile, ci si riferisce, come ribadito dalla Corte di Cassazione con l’ordinanza numero 1738 del 14 marzo 1986, al luogo in cui un soggetto vive normalmente e prevede di permanervi a lungo in modo stabile. Si tratta del luogo in cui una persona ha il centro delle proprie relazioni familiari.
La residenza, come accennato, può essere soltanto una e corrisponde all’indirizzo dell’abitazione principale.
Si tratta di un dato d’importanza primaria in ambito amministrativo e fiscale.
1.Ambito amministrativo
Ogni cittadino ha l’obbligo legale di registrare la propria residenza presso l’ufficio anagrafe del comune in cui vive abitualmente, come stabilito dalla legge numero 1228 del 24 dicembre 1954.
La residenza appare sui documenti ufficiali, come la carta d’identità, è necessaria per il rilascio di certificati anagrafici ed è fondamentale per accedere a una serie di diritti fondamentali, tra cui il diritto di voto, con l’iscrizione alla lista elettorale di quello specifico comune.
La maggior parte dei servizi pubblici, come per esempio la sanità pubblica, l’istruzione e l’assistenza sociale e sanitaria, sono organizzati in base alla residenza. Si pensi, per esempio, al medico di base. La sua assegnazione è legata al comune di residenza.
2.Ambito fiscale
In base al luogo di residenza vengono calcolate le imposte locali dovute, come l’Imposta Municipale Unica (IMU), introdotta in sostituzione dell'imposta comunale sugli immobili (ICI) con il decreto legislativo numero 23 del 14 marzo 2011, e la Tassa sui Rifiuti (TARI) destinata a finanziare i costi relativi al servizio di raccolta, trasporto, smaltimento e recupero dei rifiuti urbani;
La residenza influisce anche sulla tassazione dei redditi. L’Agenzia delle Entrate usa tale parametro per individuare il comune competente per l’applicazione delle aliquote fiscali locali.
Sia il domicilio che la residenza hanno la funzione di rendere reperibile un individuo, specialmente per comunicazioni e raccomandate da parte della pubblica amministrazione e atti dell’autorità giudiziaria. Entrambi, quindi, servono a collegare un soggetto a un luogo fisico.
Come stabilito dal comma 2 dell'articolo 44 del codice civile, domicilio e residenza, benché abbiano significati distinti, possono coincidere. In tal caso non v’è alcuna differenza tra i due istituti.
La loro distinzione è facoltativa e non ci sono particolari requisiti per l’elezione del domicilio. Stabilire domicilio e residenza in due luoghi diversi ha una funzionalità principalmente pratica. Eleggendo un domicilio diverso dalla residenza si evita di ricevere presso la propria dimora abituale avvisi che riguardano l’ambito lavorativo e viceversa.
Supponiamo che due coniugi abbiano residenza a Busto Garolfo in provincia di Milano ma due domicili diversi, rispettivamente a Varese e a Novara dove prestano attività lavorativa. Le bollette relative alle utenze domestiche per la fornitura di gas ed energia elettrica verranno recapitate all’indirizzo di residenza a Busto Garolfo, mentre le pratiche professionali e i documenti di lavoro ai rispettivi domicili a Varese e Novara.
Registrando la residenza presso l'ufficio anagrafe di un comune in cui non si risiede abitualmente si commette un illecito di falsa attestazione e sono previste sanzioni amministrative.
No, non è obbligatorio. La legge non richiede necessariamente che il domicilio venga stabilito presso il luogo di lavoro, benché vi si trascorra la maggior parte del tempo per motivi professionali.
Sì, la legge lo consente. L’elezione del domicilio si deve fare per iscritto e ha validità fino alla conclusione dell’affare. Così facendo, le comunicazioni e notificazioni riguardanti la controversia perverranno direttamente presso lo studio professionale.