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Si può obbligare un comproprietario a vendere? 

Andrea Lazzo
06.08.2025
7 min
Risposta breve


Sì, è possibile obbligare un comproprietario a vendere, ma solo chiedendo la divisione giudiziale dell’intero immobile.


La legge (art. 1111 c.c.) garantisce a ogni comproprietario il diritto di uscire dalla comunione in qualsiasi momento, ma non può obbligare un altro a cedere solo la sua quota. Se non c’è accordo tra tutti, il giudice può ordinare la vendita forzata dell’immobile e dividere il ricavato in base alle quote.

In sintesi:

  • Non si può costringere qualcuno a vendere solo la sua quota.
  • Si può chiedere al giudice la vendita dell’intero immobile.
  • Prima della causa è obbligatorio tentare la mediazione.
  • In alternativa, si può proporre la vendita della propria quota agli altri comproprietari (con diritto di prelazione).
Infografica che spiega come obbligare il comproprietario a vendere

Quando un immobile è in comproprietà, può capitare che alcuni vogliano venderlo per ottenere liquidità, mentre altri preferiscano mantenerlo come abitazione o affittarlo. In questi casi sorge il dubbio: è possibile obbligare un comproprietario a vendere? In questo articolo spieghiamo cosa prevede la legge, le opzioni disponibili e i passaggi per tutelare tutti i proprietari coinvolti.

Cosa fare se un comproprietario non vuole vendere

Ogni comproprietario ha il diritto di mantenere o cedere la propria quota, ma non può essere obbligato a venderla a un altro comproprietario. La legge (art. 1111 c.c.) permette però a ciascun titolare di chiedere in ogni momento la divisione della cosa comune, che può portare alla vendita dell’intero immobile.

Se c’è accordo, si procede con una vendita amichevole:

  • Vendita dell’immobile intero e divisione del ricavato.
  • Acquisto delle quote da parte di uno o più comproprietari.
  • Divisione fisica dell’immobile (se tecnicamente possibile).

Se non c’è accordo, si passa alla divisione giudiziale:

  • Prima fase: mediazione obbligatoria.
  • Se fallisce: ricorso in tribunale, che può ordinare la vendita forzata dell’immobile all’asta e dividere il ricavato in base alle quote.
  • Se l’immobile è divisibile, il giudice può disporne la suddivisione in unità autonome.
Tipo di azioneProceduraTempi indicativiCosti stimati*
Vendita amichevoleAccordo tra comproprietari per vendere insieme o cedere le quote a chi resta.1–3 mesiBassi: eventuale perizia (200–500 €) + notaio se si trasferiscono quote.
Vendita della propria quotaVendere agli altri comproprietari (prelazione) o a terzi.1–6 mesiNotaio (1.000–2.000 €) + eventuale agenzia immobiliare.
Divisione consensualeAccordo scritto davanti a un notaio per assegnare parti del bene o liquidare le quote.2–4 mesiNotaio (1.000–3.000 €) + eventuale perizia.
Divisione giudizialeRicorso al tribunale per vendere l’intero immobile e dividere il ricavato.12–24 mesiMedio-alti: avvocato (2.000–6.000 €), contributo unificato (200–500 €), perito (800–2.000 €).

Per approfondire puoi leggere i nostri articoli su come vendere la quota di casa ereditata o l’articolo sulla vendita di un immobile ereditato o su come comportarsi in caso di comproprietà tra fratelli.

Si può obbligare un comproprietario a vendere?

Risarcimento danni in caso di rifiuto alla vendita

Se il rifiuto di un comproprietario provoca un danno economico agli altri, può essere richiesto un risarcimento, ma solo in casi specifici e dimostrabili, ad esempio se:

  • Impedisce l’uso equo dell’immobile (es. blocca una locazione).
  • Ostacola senza motivo una vendita già concordata e vantaggiosa.
  • Viola un accordo scritto per la vendita.

Per ottenere il risarcimento è necessario:

  1. Dimostrare il danno (es. perdita economica, spese extra).
  2. Provare il nesso diretto tra il danno e il rifiuto ingiustificato.

Passi consigliati: tentare la mediazione, consultare un avvocato specializzato e raccogliere prove documentali (contratti, comunicazioni, perizie).

Vendita amichevole e azione di divisione giudizievole dell'immobile in comproprietà

Il primo tentativo da fare sarà sempre quello della vendita amichevole, per la quale i comproprietari si accordano sul da farsi, senza arrivare davanti a un giudice.

Un esempio di accordo potrebbe essere quello in cui il comproprietario che non vuole vendere acquisti le quote di coloro che invece desiderano farlo, nelle modalità che essi preferiscono. Tale richiesta potrebbe essere proposta sia dagli altri comproprietari ma anche dallo stesso giudice.

Per fare questo servirebbe e sarebbe di grande aiuto una valutazione immobiliare, per comprendere il valore dell’immobile. A tal proposito, ricordiamo che sul nostro sito è possibile effettuare una valutazione immobiliare online gratuita, con un report completo inviato per email.

Nel caso in cui non si trovasse un accordo, i comproprietari che desiderano vendere possono effettuare un’azione legale contro chi non vuole vendere. Tale azione legale si chiama “azione di divisione”.

Con l’azione di divisione si richiede l’intervento di un giudice che procederà a determinare le condizioni di vendita e la conseguente divisione del ricavato tra i comproprietari dell’immobile, in base alle rispettive quote.

Posso vendere il 50% della mia casa? La prelazione del comproprietario

Se vuoi vendere la tua metà dell’immobile a una persona estranea, devi considerare che l’acquirente diventerà comproprietario con l’altro titolare. Questo comporta la necessità di condividere l’uso e la gestione della casa, una situazione che non sempre è facile o desiderabile. Inoltre, l'altro comproprietario ha il diritto di prelazione, ossia la possibilità di acquistare la tua quota alle stesse condizioni offerte al potenziale acquirente esterno.

Se l’altro proprietario è disposto a comprare, questa è spesso la soluzione più semplice. In questo caso, la casa passerebbe interamente a una sola persona, eliminando la situazione di comproprietà e le relative complicazioni. Questa strada riduce anche i rischi di conflitti futuri.

Se l’immobile lo consente, un’alternativa è dividerlo in due unità separate, ciascuna con ingressi e servizi autonomi. Una volta completata la divisione, la tua metà potrà essere venduta come unità indipendente. Questa opzione, però, richiede lavori edilizi, costi potenzialmente significativi e il rispetto delle normative urbanistiche locali.

Qualsiasi opzione richiede di affrontare questioni fiscali e burocratiche. La vendita di una quota di proprietà può comportare imposte e spese notarili, che vanno calcolate per valutare la convenienza dell’operazione. Inoltre, è fondamentale coinvolgere un notaio o un avvocato esperto per garantire che la transazione avvenga in conformità con la normativa vigente.

In caso di proprietà indivisa si può vendere?

Si ha proprietà indivisa quando più persone possiedono insieme un immobile senza quote fisiche assegnate, ma solo quote ideali (es. 50%, 25%). Tutti possono usare l’intero bene nei limiti delle proprie quote e le decisioni sulla gestione richiedono:

  • Maggioranza per spese ordinarie.
  • Unanimità per atti straordinari o vendita dell’intero bene.

Per uscire dalla comproprietà si può:

  • Dividere amichevolmente: accordo per suddividere fisicamente l’immobile o liquidare le quote.
  • Dividere giudizialmente: il giudice ordina la vendita o, se possibile, la divisione in unità autonome.
Le questioni immobiliari irrisolte si risolvono per vie legali davanti a un giudice

Cosa fare quando un erede non vuole vendere? Quando rivolgersi al giudice

  1. Dialogo e mediazione la prima soluzione consiste nel cercare un accordo amichevole tra gli eredi. È possibile proporre una delle seguenti opzioni:
    • vendere l’immobile e dividere il ricavato;
    • concordare che uno degli eredi acquisti le quote degli altri;
    • trovare un uso condiviso o un sistema di rotazione per l’occupazione del bene.
    In molti casi, è utile coinvolgere un mediatore immobiliare o un avvocato per facilitare le trattative e ridurre le tensioni.
  2. Valutazione delle quote se non si trova un accordo, è importante determinare il valore delle quote di ciascun comproprietario. Una perizia indipendente può essere utile per avere una stima oggettiva e proporre eventuali soluzioni basate su equità.
  3. Diritto di prelazione se uno degli eredi decide di vendere la propria quota a un estraneo, gli altri eredi hanno un diritto di prelazione, ovvero la possibilità di acquistare la quota alle stesse condizioni offerte al terzo. Questo strumento può essere utile per evitare che estranei diventino comproprietari.

Se le trattative amichevoli falliscono e la comproprietà diventa insostenibile, è possibile rivolgersi al tribunale per chiedere la divisione giudiziale dell’immobile. Questo procedimento permette di risolvere la comproprietà in modo definitivo.

  • Divisione materiale: se l’immobile è divisibile, il giudice può ordinare la suddivisione in parti fisiche corrispondenti alle quote di ciascun erede. Ad esempio, una casa bifamiliare potrebbe essere separata in due unità abitative distinte.
  • Vendita forzata: se l’immobile non è divisibile, il giudice può disporre la vendita all’asta. Il ricavato sarà poi suddiviso tra gli eredi in proporzione alle rispettive quote.
  • Indennizzo: un altro scenario possibile è che uno degli eredi rilevi le quote degli altri pagando loro una somma equivalente al valore delle rispettive quote. Questo può avvenire anche tramite accordi incentivati dal giudice.

Come uscire da una comproprietà tra fratelli e come liberarsi di una quota di immobile in comproprietà

Che si tratti di eredità o di comproprietà ordinaria, le opzioni per sciogliere la comunione sono le stesse:

  • Vendita amichevole dell’immobile intero e divisione del ricavato.
  • Acquisto delle quote da parte di uno o più comproprietari (gli altri hanno diritto di prelazione).
  • Vendita della propria quota a terzi, rispettando la prelazione.
  • Divisione fisica dell’immobile, se tecnicamente possibile.
  • Divisione giudiziale: mediazione obbligatoria, poi eventuale vendita forzata o attribuzione a un solo proprietario con indennizzo agli altri.
  • Donazione della quota a un familiare o a terzi, formalizzata dal notaio.

Fonti

FAQ

Quanto dura una causa di divisione giudiziale?

In media da 12 a 24 mesi, ma può prolungarsi in caso di opposizioni, perizie complesse o aste andate deserte.

Quali sono i costi di una divisione giudiziale?

I costi ariano in base al valore dell’immobile e alla complessità della causa. Per un avvocato si possono spendere dai 2.000 ai 6.000€, per un perito dagli 800 ai 2000€, mentre per le tasse giudiziarie dai 200 ai 500€.

Posso vendere la mia quota a un estraneo?

Sì, ma gli altri comproprietari hanno diritto di prelazione e possono acquistarla alle stesse condizioni offerte al terzo.

Andrea Lazzo
Andrea Lazzo è nato a Bari nel 1980 e dal 2009 lavora nel campo della SEO per diverse aziende italiane, estere e multinazionali, nel campo finanziario e immobiliare. Si è specializzato nel settore del real estate in cui opera da oltre 5 anni, con un particolare focus sulle statistiche del mercato immobiliare, estimo e normative vigenti riguardanti le tematiche più richieste da chi desidera vendere e acquistare casa. Il suo obiettivo è di creare un contenuto realmente utile per l'utente, con un linguaggio il più ampiamente comprensibile anche per i temi più tecnici e burocratici.
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