Quando si parla di rendita catastale, ovvero del reddito che produce un’immobile ai fini fiscali, è bene precisare tutti gli aspetti che riguardano la sua determinazione. Tra questi figura la tariffa d’estimo catastale. In questo articolo forniamo tutte le delucidazioni necessarie per approfondire l’argomento.
La tariffa d’estimo catastale è una tariffa utilizzata dall’amministrazione tributaria per determinare il reddito generato da un bene immobiliare. Secondo l’Agenzia delle Entrate, la tariffa d’estimo costituisce la rendita catastale per unità di consistenza. In altre parole, la rendita catastale divisa per il numero di vani che compone l’immobile.
Le tariffe catastali non sono univoche, bensì variano a seconda di vari fattori quali provincia, città e zona in cui il bene immobiliare è situato. Inoltre, vanno considerati altri fattori che includono la categoria catastale, la classe catastale e il numero di vani.
L’Agenzia del Territorio, un ente facente parte dell’Agenzia delle Entrate, fornisce le coordinate per la determinazione delle tariffe d’estimo:
Va precisato che anche i terreni presentano una tariffa d’estimo catastale, tuttavia questa viene determinata in modo leggermente diverso. Infatti, vanno considerate due tipologie di tariffe:
Per i gruppi catastali A, B e C, la tariffa d’estimo viene attribuita sulla base della stima del reddito imponibile catastale. Per i gruppi D ed E invece viene calcolata con una stima.
Le tabelle con le tariffe d’estimo in vigore si possono consultare presso gli uffici dell’Agenzia del Territorio o sulla Gazzetta Ufficiale tramite questa pagina.
La prima cosa da fare per calcolare la tariffa d’estimo catastale è quella di individuare la categoria catastale, poiché la rendita catastale prenderà in considerazione dei fattori differenti.
Una volta individuato con certezza il gruppo della categoria catastale, si può procedere con il calcolo della tariffa d’estimo che in realtà è una consultazione. Infatti, per ogni classe catastale appartenente ad una determinata categoria di una determinata zona, è associata una tariffa decisa dall’Agenzia delle Entrate.
Ecco che ad esempio, se si considera il Comune di Mantova, nella provincia di Mantova, la zona censuaria 001 e il gruppo di categoria A/1, le tariffe catastali saranno le seguenti:
Categoria | Descrizione | Classe | Tariffa |
A/1 | Abitazione civile signorile | 01 | 175,59535 |
A/1 | Abitazione civile signorile | 02 | 206,58276 |
A/1 | Abitazione civile signorile | 03 | 242,73474 |
A/1 | Abitazione civile signorile | 04 | 284,05129 |
Come si può vedere, la tariffa sale in base alla classe catastale. Lo stesso vale anche per le altre categorie catastali.
Una volta che si è ottenuta la tariffa catastale, si potrà procedere al calcolo delle rendite e dei valori imponibili in base al numero di vani (consistenza).
Il valore imponibile finale è calcolato tramite l’utilizzo della tariffa d’estimo catastale, che viene moltiplicata per i vani e per i seguenti fattori:
Un errore nella dichiarazione può portare a una revisione del valore catastale dell'immobile e a conseguenti adeguamenti dell'IMU da pagare. In alcuni casi, può anche comportare sanzioni o l'applicazione di interessi in caso di ritardo nel pagamento.
Sì, è possibile. Se si ritiene che il valore catastale non rispecchi la realtà, si può presentare un ricorso alla Commissione Tributaria entro i termini previsti, allegando la documentazione che giustifichi la richiesta di revisione.
La destinazione d'uso, come abitazione di lusso o ufficio privato, influisce significativamente sulla tariffa d'estimo, poiché ogni categoria ha un valore base che riflette le caratteristiche e l'ubicazione tipiche della categoria stessa. Questo valore base viene successivamente aggiustato in base alle caratteristiche specifiche e alle condizioni dell'immobile.