Quando un immobile subisce una variazione nel diritto di proprietà o di godimento si rende necessaria una variazione della registrazione al catasto, un’operazione che comporta il versamento dell'imposta catastale. Di cosa si tratta? A quanto ammonta? Qui di seguito, tutte le informazioni utili.
L’imposta catastale, compiutamente regolamentata dal decreto legislativo numero 347 del 31 ottobre 1990, è un tributo che occorre versare ogniqualvolta avvenga il passaggio di titolarità di un diritto reale su un bene immobile.
L’importo, calcolato in proporzione al valore catastale dell’immobile in questione, va versato ogni volta che si renda necessaria una voltura in catasto, ossia l’atto con cui si comunica all’Agenzia delle Entrate che è cambiato il titolare di un bene immobile. Le cause del cambio di proprietà possono essere:
Come si evince da quanto precede, l’imposta catastale è un tributo che colpisce i trasferimenti immobiliari sia a titolo oneroso che gratuito.
L’imposta catastale è un tributo da versare quando si esegue una voltura in catasto riguardante il passaggio di proprietà di un bene immobile, ossia, come abbiamo visto, in caso di cessioni, donazioni, successioni e ipoteche.
L’imposta ipotecaria, invece, va corrisposta quando si eseguono trascrizioni, iscrizioni, annotazioni o cancellazioni nei pubblici registri immobiliari. Entrambe sono disciplinate dal suddetto decreto legislativo numero 347 del 31 ottobre 1990.
Di norma, l’imposta catastale ammonta all’1% del valore catastale dell’immobile o della somma dichiarata nell’atto. Ma, in determinate casistiche, sono previste agevolazioni che prevedono il pagamento di un importo fisso.
Ebbene, il decreto legge numero 104 del 12 settembre 2013 stabilisce che, per le operazioni esenti da IVA e che godono dell’imposta di registro proporzionale del 9%, l’imposta catastale abbia un importo fisso di 50 euro. Si evince, pertanto, che l’imposta catastale sia direttamente correlata all’imposta di registro, regolamentata dal decreto del Presidente della Repubblica numero 131 del 26 aprile 1986, dovuta per la registrazione di atti e contratti con valenza giuridica.
Il succitato decreto legge numero 104 del 12 settembre 2013 stabilisce altresì che, per le operazioni che, al contrario, prevedono l’applicazione dell’IVA, l’imposta catastale abbia un importo fisso di 200 euro.
L'importo dell'imposta catastale può essere fisso in determinate casistiche o proporzionale, pari all'1% del valore catastale dell'immobile, che si ottiene moltiplicando la rendita catastale attribuita allo stesso per un coefficiente stabilito dal decreto del ministero delle finanze del 14 dicembre 1991, variabile a seconda della destinazione d’uso dell’immobile e della categoria a cui è ascrivibile. Elenchiamo di seguito i coefficienti catastali:
Facciamo un esempio pratico. Supponiamo di dover calcolare l'imposta catastale per un immobile di tipo civile, appartenente alla categoria catastale A/2, adibito a seconda casa e con una rendita catastale di 925 euro. Moltiplichiamo l’importo per il coefficiente catastale stabilito dalla legge per i fabbricati appartenenti alla categoria catastale A, ossia 126. Otteniamo un valore catastale di 116.550 euro.
Per calcolare l’imposta catastale, applichiamo l'aliquota dell'1% al valore catastale:
Imposta catastale = 116.550 euro × 1% = 1.165,50 euro
L'imposta catastale per l’immobile in questione, con rendita catastale di 925 euro, sarà quindi pari a 1.165,50 euro.
La procedura da seguire per calcolare l’imposta catastale è la seguente:
Se non si conosce precisamente il valore dell’immobile, si può, innanzitutto, richiedere una valutazione immobiliare e consultare i dati relativi al catasto sul portale dell’Agenzia delle Entrate.
Per richiedere la consultazione delle rendite catastali all’Agenzia delle Entrate occorre indicare la provincia in cui si trova il bene in questione, sia esso un fabbricato o un terreno, e gli identificativi catastali, quali comune, sezione, foglio e particella.
Si moltiplica la rendita catastale attribuita al bene immobile in questione per il coefficiente relativo alla categoria a cui lo stesso è ascrivibile.
Al valore catastale ottenuto si applica l’aliquota dell’1% e si ottiene l’importo da versare.
A provvedere al versamento dell’imposta catastale, insieme alla summenzionata imposta di registro, è solitamente il notaio nel momento della registrazione degli atti, che ne addebita l’importo a:
In alternativa, l’imposta può essere pagata tramite bonifico bancario a favore dell’Agenzia delle Entrate o mediante il modello F23, reperibile sul sito dell’Agenzia o presso gli uffici territoriali, indicando il codice tributo 737T.
Secondo quanto stabilito dall’Agenzia delle Entrate, non sono soggette al versamento dell'imposta catastale le variazioni riguardanti volture effettuate nell’interesse di regioni, province, comuni e dello stesso Stato e trasferimenti immobiliari a titolo gratuito a favore di Onlus, amministrazioni locali, fondazioni bancarie, associazioni ed enti con finalità di pubblica utilità.
Non è necessario corrispondere l’imposta catastale anche per l’acquisto della prima casa con il Mutuo Giovani Under 36.
Sì, il tributo deve essere versato anche nel caso in cui un bene immobile venga ceduto gratuitamente.
Puoi richiedere il rimborso presentando una formale domanda all'Agenzia delle Entrate con la documentazione necessaria per dimostrare il pagamento in eccesso.
Il pagamento dell'imposta catastale è generalmente a carico dell'acquirente dell'immobile in caso di compravendita, del donatario in caso di donazione e dell’erede in caso di successione.